Repubblica Dominicana: alla scoperta dei Caraibi
Prima di partire? Fare un corso di recupero per astemi!!!!!!!
La cucina dominicana è composta da influenze spagnole , indigene Taino, ovvero gli antichi popoli indigeni caraibici che incontrarono per primi Cristoforo Colombo nel 1492, anche influenze mediorientali e africane. Quelle più recenti nella cucina dominicana provengono dalle Indie Occidentali Britanniche e dalla Cina.
BANDERA è considerato il piatto nazionale del popolo dominicano , è composto da riso bianco, pollo o manzo e fagioli rossi, accompagnato da tostones, insalata verde o anche avocado.
È uno dei piatti che si prepara di più nel paese dominicano, non è raro vedere che ci sono case che lo mangiano a pranzo anche 4 volte a settimana .
Inoltre, si dice che il suo nome derivi dai suoi colori, poiché ricordano quelli della bandiera del paese .
Naturalmente non potete visitare il paese senza provarlo, poiché fa parte dell'identità nazionale della Repubblica Dominicana.

Riso e fagioli: ingredienti base della cucina dominicana
Il riso è diffuso come alimento in tutto il mondo anche in tutta l’area del Centro America, in particolare nella zona del Mar dei Caraibi dove viene consumato ogni giorno in sostituzione del pane, semplicemente bollito o lessato nel latte di cocco.
Molti stati però, soprattutto nei Caraibi, non hanno ancora raggiunto l'autosufficienza alimentare anche perché la loro produzione è in gran parte effettuata da aziende agricole familiari che tecnologicamente non sono affatto avanzate. Va sottolineato in ogni modo che nelle coltivazioni, soprattutto del Brasile, la produttività è addirittura triplicata senza aumentare l'area coltivata. Una gestione sempre più rispettosa dell'ambiente ha portato a questo risultato senza che ciò avesse ripercussioni sugli ecosistemi più fragili. Si noti che il riso in paesi quali il Brasile, la Bolivia e il Perù viene coltivato ai confini della foresta pluviale; in molte aree alluvionali la coltivazione costituisce lo strumento più efficace per la tutela del patrimonio agricolo e ambientale.

Il riso dal grano medio è il più conosciuto in Spagna e in America Latina. La sua forma è allungata, ma non è così lunga come si crede. Nei Paesi dell'America Latina e in Italia è molto popolare come accompagnamento di alcuni piatti come ad esempio la paella.
Anche i fagioli sono un' importante fonte di proteine vegetali molto utilizzati nella cucina dell’America del Centro e del Sud, i borlotti si distinguono a prima vista per il baccello carnoso, chiaro e striato di rosso-viola, esattamente come i semi che racchiude. Abbiamo constatato durante il nostro viaggio che questi due prodotti non possono mai mancare nella loro cucina, molto influenzata da quella spagnola, da noi molto amata.
Varietà tipica dell’America Centrale e dell’America del Sud, i fagioli neri si usano assieme al riso e ad altri cereali nella preparazione di minestre e insalate, specie se arricchite da spezie piccanti.
Fagioli screziati molto diffusi nell’area di confine tra Messico e Stati Uniti, i fagioli Pinto sono ideali per le cotture lente, che li rendono morbidissimi e adatti ad essere utilizzati, interi o schiacciati, per burritos e stufati piccanti.
I fagioli di Lima sono originari, come intuibile, del Perù e dell’aree vicine. All’aspetto si presentano appiattiti, di colore bianco o screziato. Chiamati anche butter beans, al palato si distinguono per la consistenza morbida e un sapore dolce.

Ci sono poi diverse tipologie di fagioli rossi che possiamo reperire in giro per il mondo: tra le più consumate si annovera quella dei kidney beans, definiti così in inglese per il loro aspetto simile a un rene: buccia spessa e colore rosso intenso, eccoli che spuntano in diversi piatti della cucina creola e cajun nordamericana e dei Caraibi. Reggono bene la cottura e quindi si vedono spesso impiegati in stufati ricchi di condimento, dal sapore finale robusto e deciso, spesso e volentieri speziati o piccanti.

Sancocho dominicano è uno spezzatino a base di diversi tipi di carne, verdure e tuberi, ingredienti che vengono fatti bollire in acqua fino a diventare un gustoso brodo che non dimenticherete.
Ne esistono diverse versioni, di cui 7 carni sono le più complete e prelibate.
È un piatto tipico delle feste dominicane, semplicemente la parola “sancocho” è già sinonimo di ritrovo divertente , insieme a un po' di rum e tante risate.
Non lasciarti confondere dal fatto che sia una zuppa in un paese così caldo, dagli una possibilità e provala, la adorerai sicuramente.
Il Mofongo è un piatto tradizionale dominicano la cui base è il platano verde, che viene fritto e schiacciato insieme ad aglio, sale, brodo e poi si possono aggiungere extra come le cotiche di maiale ma anche piedini, infatti trovato nel loro menù.
Può essere consumato a colazione, pranzo o cena, quando vuoi, e solitamente ti verrà servito in una presentazione sferica.

I panini alla Yuca o Manioca sono un tipico antipasto o spuntino del paese , a base di yucca e spesso ripieni di formaggio a pasta molle. Possono anche essere presi come delizioso accompagnamento a qualsiasi pasto.
Hanno un sapore e una consistenza morbidi, poiché sono fatti con la purea di manioca, motivo per cui piacciono molto anche ai bambini .
La Torta dominicana è un piatto abbastanza elaborato che solitamente viene preparato durante le festivita'.
Non escludete però di mangiarlo ogni volta, si può preparare tutto l'anno e potrete gustarlo al meglio in ogni momento.
La sua preparazione è un po' più laboriosa rispetto ad altri piatti tradizionali e riunisce molti sapori tropicali poiché comprende banane, carne condita con spezie dominicane e il tutto avvolto in una foglia di banana per poterlo cuocere, ovviamente assaggiato da noi ha in effetti un sapore sconosciuto per il nostro palato.

Yucca o Manioca: cos' è e curiosità
È un arbusto perenne coltivato per le sue radici tuberizzate commestibili, molto ricche in amido e prive di glutine, che costituiscono una parte importante della dieta quotidiana di molte popolazioni, soprattutto caraibiche e sudamericane ma anche africane. La radice viene preparata e cucinata in moltissimi diversi modi; tra l'altro, se ne ricava una fecola nota come tapioca.
La parte edibile della manioca è costituita dalle sue radici: tuberi ricoperti da una buccia di colore bruno – spessa e quasi legnosa – e dalla polpa chiara, molto ricchi di amido. Il sapore è neutro e vagamente “legnoso”, ricorda il gusto della mandorla e ha un retrogusto piccante.
I tuberi della manioca possono essere cucinati come le nostre patate; vanno sbucciati molto bene e, nel caso della manioca amara, non devono mai essere consumati crudi.
Clicca qui sotto nella foto per scoprire di più sulla manioca.
Se fritta diventa un’ottima alternativa alle chips, bollita viene schiacciata per farne un purè oppure, tagliata a pezzi quando ancora soda e speziata è impiegata come accompagnamento ad altre pietanze.
Le trovevamo un pò ovunque, e abbiamo potuto apprezzarla nella loro cucina.
Un mare di pesce....
Ovviamente, su un’isola non può mancare la pesca, clicca sulla foto sopra per scoprire di più.
Nella tradizione culinaria dei dominicani che vivono nei dintorni del mare prevede pesce fresco. In ogni locale della costa si trova il pescado del dìa (il pesce fresco di giornata) oltre ad altre ricette tipiche. Il pesce viene cucinato prevalentemente fritto ed i piú utilizzati sono i seguenti : Colirubia, Mero, Ciglio.
Il pesce di solito viene cucinato fritto ma lo trovevamo anche in umido e alla piastra, il più frequente è il dorado.
Ma sono diverse le pietanze che dal mare arrivano sulle tavole:
cangrejo (il granchio) e gambas ( gamberetti, che sono una specialità nella zona di Sànchez, nella penisola di Samanà ); e poi ancora aragoste, polpo e lambì, un mollusco dal sapore delicato.
Il Locrio è la versione dominicana della paella spagnola. Di solito si trova con ingredienti di mare ( gamberoni, aragostelle, pesce vario e frutti di mare in generale ) ma può naturalmente essere sostituita dalla carne.

Tutte le varianti del ceviche
Il ceviche è una tipica ricetta a base di pesce crudo marinato con lime, cipolle rosse e peperoncino, molto fresca e gustosa, da me molto apprezzata.
La ricetta è in realtà originaria del Perù, ma oggi viene cucinata ovunque nei Caraibi.
Viene servito in genere con le patate dolci e il mais andino, mentre il liquido che resta dalla marinatura del pesce, noto anche come "latte di tigre", viene servito in un bicchiere a parte. Sembra abbia un notevole potere afrodisiaco, ma è solo per palati forti!
Ceviche di tonno è un piatto che piace sempre a tutti soprattutto se arricchito da una dadolata di avocado e mango, condito con abbondante succo di lime.
Ceviche di gamberetti è l'ideale per chi ama come noi crostacei. In questo caso l’ingrediente principale è proprio il gamberetto. Ottima anche la versione con l'aragosta, molto pescata in quei mari.
Ceviche di polpo è una ricetta che prevede la cottura del polpo, ma meno utilizzato dai dominicani.
Ceviche di verdure è un’insolita alternativa vegetariana al ceviche di pesce. Basta tagliare finemente delle verdure come peperoni, pomodori e altre verdure locali, marinarle con succo di limone e cipolla rossa. Come sempre condite con peperoncino e coriandolo.
La ceviche di pesce Cobia si prepara spremendo i succhi di lime, arancia, il mezzo pompelmo e il mezzo limone, tutto il resto lo fa la marinatura e gli aromi.
Sminuzzate finemente il coriandolo fresco. Tritate dunque l'aglio e la mezza cipolla.
Provatelo a casa come abbiamo fatto noi sarà un successo !!!
Clicca sulla foto qui sotto per scoprire di più.
Ti consiglio il ristorante Barco Bar a Bayahibe dove noi abbiamo assaggiato la cucina locale, un fantastico ceviche, il proprietario è un italiano, troverai vini italiani, ma piatti caraibici....
Clicca sul link della foto.
La carne nella cucina dominicana
In Repubblica Dominicana anche la carne fa parte degli elementi gastronomici fondamentali, quelle maggiormente usate sono la carne di maiale e pollo, ed è possibile trovare anche la carne di capra.
Ogni famiglia, anche quelle povere degli altipiani, a margini delle cittadine hanno degli animali nei loro cortili, vedrete soprattutto polli, ma anche mucche al pascolo ( la razza allevata è indiana ).

Contorno per eccellenza della cucina dominicana, i TOSTONES altro non sono che fette sottili di platano fritte, tipo dischetti. Sono condite con sale e un po’ di aceto.
Rispetto alle patatine, hanno un sapore un po’ più dolciastro anche se nella consistenza si assomigliano parecchio.
Il cibo da strada più famoso della Repubblica Dominicana è il PICA POLLO ( pollo fritto ). Talmente comune che moltissimi localini non hanno un nome vero e proprio dell’attività ma usano semplicemente la scritta “Pica pollo” per spiegare il pezzo forte.
Non è niente di sofisticato: sono pezzi di pollo fritto e croccante dal sapore irresistibile.
Altra pietanza da mangiare “al volo” è il pollo a la carbòn:
viene fatto alla piastra al momento e si può acquistare intero per portarlo a casa oppure in piccoli pezzi, da gustarsi al momento, infatti nei villaggi si trovano diversi punti vendita e Juan un simpatico capo escursionista ci indicava dove si mangiava il miglior pollo fritto della zona.

Le EMPANADAS sono parenti dei nostri panzerotti e si trovano in tutta l’America Latina. Non poteva non esistere la versione dominicana.
Sono pressochè uguali a quelle degli altri Paesi, quindi ripiene di carne o di verdure, con eccezione forse dell’impasto che in Repubblica Dominicana di solito è di yuca, ve le consiglio.
Troverete molte carni arrosto con contorni di platano, cipolle, peperoni, molto appetitose.


La coloratissima frutta tropicale
Come su ogni isola tropicale, la frutta abbonda, è coloratissima e particolarmente succosa.
La frutta che predomina qui in Repubblica Dominicana ci sono: banane, platani, papaye, manghi, frutto della passione, cocco, ananas, avocado, guava e guanabana.
Reperibili in ogni angolo a prezzi bassissimi.
Oltre che allo stato naturale, si trova anche caramellata (soprattutto la papaya) e nelle dissetanti bevande analcoliche, servite rigorosamente con molto ghiaccio, alla maniera dominicana:
frìo frìo, una specie di granita con sciroppi di vari gusti,
batida, un frappè con latte condensato e frutta a scelta, con o senza zucchero. La più famosa è la “Morir soñando”, a base di succo di arancia e canna da zucchero,
jugo de chinola, il succo più amato dalla popolazione,
agua de coco, che viene consumata con la cannuccia direttamente dalla noce di cocco aperta col machete al momento. Da non confondere col latte di cocco, che invece viene ricavato dalla polpa interna mescolata con l’acqua.
Anche qui ogni frutto ha però una sua stagione, ci hanno spiegato che a gennaio non si trovano molti mango ma abbonda la papaya, gli ananas impiegano molto tempo a crescere e maturare ma comunque li troverete sempre.

Clicca sull' immagine qui sotto per scoprire il mercato di Higuey:
Ananas: alla scoperta di questo frutto
L'ananas è una pianta erbacea perenne, riesce a crescere un frutto ogni diciotto mesi circa.
L’ananas è una pianta tropicale che, se coltivata correttamente, può produrre frutti dolci e succosi. Questa pianta richiede un clima caldo e umido, con temperature che non scendono mai sotto i 20 gradi, infatti durante il nostro viaggio abbiamo appreso proprio questo, credetemi che anche questo frutto mangiato sul posto ha un sapore fantastico.
Se penso all'ananas mi viene in mente la Piña Colada che è una delle bevande più popolari della Repubblica Dominicana.
Durante l'escursione all' Isola di Saona si poteva avere questo cocktail direttamente dentro l'ananas stesso, svuotato diventava un un'enorme bicchierone naturale, anche a casa potete replicare la ricetta senza grossi problemi, quì di seguito trovate la ricetta:
3 tazze di ananas tagliato a cubetti
1/2 tazza di rum Brugal
3 tazze di crema di cocco
3 tazze di ghiaccio
1/4 di tazza di zucchero
1 cucchiaino di aroma di vaniglia
Ed ora buon divertimento !!!!

La papaia: il frutto tropicale per eccellenza
La papaya, o papaia, è un piccolo albero di 3-10 metri, originario dell'America centrale e diffuso un po' in tutte le regioni tropicali e subtropicali (Brasile, Florida, India, Indonesia, Sri Lanka).
Il frutto della papaya può pesare fino a 10 kg. A maturità è di colore verde-giallastro e contiene una polpa di colore arancio, ricca di semini neri ricoperti da mucillagine.
Il suo sapore, succoso e rinfrescante, è a metà strada tra l'albicocca ed il melone.
La papaya cresce su piccoli alberi che hanno bisogno di temperature molto calde e di tanta luce solare. Queste piante fruttificano durante tutto l’anno e possono vivere fino a 15 anni. Dato che il frutto continua a maturare una volta separato dall’albero, viene raccolto quando è ancora verde: una papaya matura si riconosce perché inizia a colorarsi di giallo e cede leggermente a una lieve pressione delle dita.
In Repubblica Dominicana ( dove è chiamata lechosa ) è spesso usata per fare i "milkshake", che è ciò che negli Stati Uniti consideriamo un frullato. La combinazione di papaya con latte, vaniglia e ghiaccio sfrutta la fragranza e la dolcezza del frutto, simile al mango ma non così aspra. Una batida de lechosa ti manterrà fresco e piacevole in una giornata calda e potrebbe anche diventare un dessert estivo preferito.
Io ogni mattina bevevo un frullato di sola papaya, ottimo modo per iniziare la giornata GIUSTO?

L'altro protagonista: il mango
Il mango è il re dei frutti esotici, simbolo di divinità nelle antiche credenze indiane. È il frutto della Mangifera indica, albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Anacardiacee, la stessa di anacardi e pistacchi.
Il mango ha un colore che può andare dal verde al giallo al rosso, o può essere un insieme dei tre. La polpa è molto dolce, succosa, e come consistenza ricorda un po’ il pesco.
La stagione di raccolta del frutto del mango è diversa da Paese a Paese proprio perché le stagioni non si susseguono negli stessi periodi, infatti ci avevano spiegato che questa stagione non era quella giusta.
Parlando di questo frutto mi viene in mente il pollo grigliato al mango, è una ricetta caraibica per la precisione proprio della Repubblica Dominicana. Un connubio tra gusti e sapori ben amalgamati tra loro per creare un piatto bilanciato e leggero, se vi piace questo abbinamento di sapori ve lo consiglio.

L'avocado e il guacamole dominicano
Avocado è il nome comune utilizzato per indicare un frutto tropicale e la pianta centroamericana, contiene meno acqua di altri frutti, zuccheri e acidi idrosolubili, mentre è ricchissimo di grassi e di vitamina E.
Il termine avocado deriva dallo spagnolo "aguacate" e ancor prima dal sostantivo originale ahuacat – che significa testicolo, lo sapevate?
Il guacamole è davvero uno di quei piatti che non possono mancare nella cucina dominicana, lo trovevamo sempre a pranzo e cena, un piatto semplice ma amato da tutti o quasi !!!
Chiacchierando con un cuoco dominicano mi ha svelato gli ingredienti utilizzati, vi propongo di provare la ricetta:
1 avocado maturo
1-2 cucchiaini succo di lime o succo di limone
50 g cipolla
1-2 peperoncini piccoli dolci oppure jalapeño (facoltativi)
Coriandolo fresco o del prezzemolo (facoltativo)
Sale a piacere
L' avocado mi fa anche pensare ad un altro piatto tipico che troverete il Repubblica Dominicana, il Sancocho, esistano diverse varianti, in generale questa zuppa o stufato contiene legumi, carne, tuberi e vari condimenti. Viene solitamente servito accompagnato da riso bianco e fette di avocado.

Chips alternative: il platano
I platani sono considerati un alimento di base nelle regioni tropicali, sono classificate come il decimo alimento di base più importante nel mondo. Allo stesso modo degli altri alimenti di base, sono trattati come le patate e altri alimenti dal sapore e dalla consistenza neutri, in quanto il frutto non maturo viene cotto al vapore, bollito o fritto.
Dopo la rimozione della buccia, i platani acerbi possono essere affettati e fritti in immersione d'olio. In questa forma fritta i platani vengono chiamati tostones, infatti non mancavano mai durante il nostro viaggio.
Sono ricchi di carboidrati e fruttificano abbondantemente per tutto l'arco dell'anno, viene chiamato anche banana da cottura.
La banana platano propriamente detta è di colore verde intenso quando il frutto è acerbo, ovvero nel momento in cui andrebbe cotto, e diventa più tenue con la maturazione; poiché si mangia cotto ma prevalentemente acerbo, viene anche soprannominato “banana verde”.
È utilizzato come verdura di contorno per i piatti di carne, pollo e pesce. Si abbina molto bene con curry, ragù, salse piccanti e formaggio fuso. È indicatissimo per piatti a base di riso e delizioso con latte di cocco, in versione dolce o salata.
In vari piatti tradizionali dominicani viene servito fritto, ma lo trovevamo anche arrosto come le patate.

Il frutto della passione
Il frutto della passione deriva dalla Passiflora edulis ed è noto anche come maracuja, questo frutto presenta caratteristiche del tutto esotiche, dall’involucro rigido e dalla polpa ricca di semi eduli. Questi ultimi vantano un aroma acidulo e particolarmente agrumato, oltre ad essere mangiati con un cucchiaino sono utilizzati in molti modi nella cucina dominicana, mi viene in mente un cocktail assaggiato lì molto buono, si chiamava passion fruit cocktail, quì di seguito vi consiglio gli ingredienti per sorseggiarlo anche voi comodamente da casa:
4 frutti della passione
12 cl di succo di lime
16 cl di rum bianco
8 cucchiai di zucchero di canna bianco
8 cubetti di ghiaccio
soda qb
menta fresca (se volete)
Sempre rimanendo nel beverage vi consiglio di assaggiare il “jugo de chinola”, che è il succo di frutta più amato dai dominicani, ed è a base di frutto della passione.

Guava e Guanabana
Difficile vedere un frutto di guava in Italia, ma sappiate che è uno dei frutti esotici più interessanti.
Fra oltre 150 varietà per forma (oblunghe, ovali o rotonde), polpa e buccia (verde, bianca, gialla, rosa, rossa, violacea), sapore (dolce, dolce-acidulo, dolce-agrumato) e consistenza (più o meno succose, con o senza semi). Fra le più diffuse ci sono la Apple Guava (buccia giallo-verde, polpa dolce rosa-arancio), la Lucknow 49 (buccia gialla, polpa dolce bianca), la Allahabadi Surkha (buccia e polpa rosa molto dolce), la Hafshi (polpa rossa), la Allahabad Safeda (buccia crema e polpa bianca dolce-acidula) e la Chittidar (buccia puntinata di rosso e polpa particolarmente dolce).
In America Latina l'abitudine è invece quella di tagliare il frutto in due e di mangiarne la polpa con un cucchiaino.
La graviola, detta anche guanàbana, è il frutto della pianta tropicale Annona muricata, anche se spesso questo nome è usato per indicare gli estratti di tale frutto con presunte attività curative.
Il frutto, che ha una polpa bianca ed edibile e semi neri che non si digeriscono se non vengono triturati, si deve sbucciare e mangiare appena maturo, perché ha una deperibilità accelerata. Il guanabana, quando è maturo, ha un sapore aspro.
L'albero della guanábana è abbastanza alto, può arrivare fino a 12 metri, ha foglie e fiori oblunghi e produce un frutto ovale spinoso. Gli aculei del frutto sono morbidi, il suo colore è verde scuro e il peso può raggiungere i due chili e mezzo.
Visto che non è facile reperirli nè assaggiarli vi consiglio di approffittare se vi trovate ai Caraibi.


Le canne da zucchero: produzione dominicana
La canna da zucchero è una delle principali fonti di ricchezza di molti paesi caraibici e centro-americani. Tra questi c’è la Repubblica Dominicana, dove si produce e lavora lo zucchero, ma vorrei parlare anche di alcuni aspetti del lavoro che si sono meccanizzati diventando in parte meno faticosi, ma le condizioni di vita dei lavoratori sono ancora difficili, quasi la totalità di loro sono haitiani, molto poveri e che fuggono da Haiti per trovare sostentamento nella vicina Repubblica Dominicana.
Haiti ha circa otto milioni di abitanti ed è il paese più povero dell’emisfero occidentale. La disoccupazione è al 75 per cento, la situazione politica è storicamente instabile e la violenza diffusa e in costante crescita. Per questo molti emigrano nella Repubblica Dominicana o ci si trasferiscono per lavori stagionali: si stima che nel Paese gli haitiani siano tra 800mila e un milione, spesso immigrati illegalmente.
Come allora, la maggior parte dei lavoratori vive nei batey, i villaggi costruiti dalle aziende all’interno delle piantagioni che ospitano i lavoratori e le loro famiglie. Molti batey non hanno elettricità, acqua corrente, telefoni, campi da gioco per i bambini e a volte nemmeno materassi per i letti.
E' li che abbiamo incontrato dei bambini che ci chiedevano banalmente solo delle caramelle, e poi provano a chiedere elemosina, quando vi accorgerete della povertà e disperazione vi verrà spontaneo donare qualcosa.

Sappiamo che la canna da zucchero è un ingrediente fondamentale per il famoso rum dominicano, uno dei migliori del mondo per la sua morbidezza e il sapore unico, ma prima di arrivarci bisogna superare diversi passaggi. Le piantagioni di canna da zucchero vengono seminate e raccolte due volte l’anno, all’incirca ogni 6 mesi. Sono piantagioni sterminate e benché spesso vengano tagliate a mano, a volte è necessario ricorrere a dei trattori. Nelle zone più sviluppate, le piantagioni vengono tagliate in due da una linea ferroviaria che non trasporta passeggeri ma permette di trasferire i pezzi di canna, tagliati, dalle piantagioni alle città vicine, per essere poi lavorati. Ad esempio, le piantagioni che ho attraversato, non lontane dal piccolo e trafficato centro di Higuey, venivano trasportate direttamente al centro de La Romana, località turistica molto nota nel sud dell’isola.
Il mio reportage di viaggi mi riporta a parlare di Cristoforo Colombo, le prime tracce del rum dominicano risalgano addirittura a quell' epoca.
Nel 1852, la famiglia Bermúdez divenne la produttrice del primo rum dominicano. Ancora oggi la marca Bermúdez, insieme a Barcelò e Brugal, rappresentano le migliori marche di rum.
Clicca sull' immagine qui sotto per scoprire di più sui tour guidati alle piantagioni di canna da zucchero:
Un' eccellenza dominicana: il Rum
Il processo di preparazione parte da una materia prima pregiata, la migliore canna da zucchero dominicana, e dalla fermentazione della sua melassa. La distillazione del rum Barcelo tende ad azzerare l'alcool in eccesso, così il risultato è un rum morbido e rotondo.
L’invecchiamento di questo rum dominicano varia da 1 ad un massimo di 10 anni, e avviene in botti di rovere del Kentucky usate in precedenza per l’invecchiamento dei bourbon.
Questo prodotto si è classificato subito come un rum Premium, con un gusto raffinato che sposa alla perfezione gli aromi fruttati, con sentori di uvetta, fico e legno. Il retrogusto è lungo, morbido ed aromatico, mentre agli occhi si presenta con un colore ambrato brillante.
La canna da zucchero viene raccolta e pressata per estrarre il suo succo dolce, che può essere fermentato direttamente oppure concentrato e trasformato in melassa.
La scelta tra succo fresco e melassa influenzerà notevolmente il profilo aromatico del rum finito, offrendo una gamma di sapori che variano dal fruttato e floreale al ricco e tostato.
La fermentazione è il momento in cui la magia realmente accade. Qui, i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e altri composti aromatici. La durata e le condizioni di fermentazione sono variabili chiave che i produttori possono sperimentare per creare profili unici.
La distillazione separa l’alcol dai residui della fermentazione, concentrandolo e purificandolo. Che si tratti di alambicchi a colonna o tradizionali alambicchi a pot, ogni metodo conferisce caratteristiche distintive al rum, dalla morbidezza e purezza degli alcolici a colonna alla ricchezza e complessità di quelli a pot.

L’ultimo tocco nel processo di produzione del rum è l’invecchiamento. Barili di varie dimensioni e tipi di legno accolgono il distillato, permettendo al tempo di fare il suo lavoro. L’invecchiamento non solo addolcisce e arrotonda il rum ma introduce una complessità di sapori e aromi che vanno dal vanigliato al speziato, dal fumoso al caramellato.
Rum bianco, scuro, e aromatico
Rum bianco è generalmente invecchiato per un breve periodo e poi filtrato per rimuovere il colore, risultando in uno spirito più leggero e versatile, perfetto per cocktail.
Rum scuro, d’altra parte, beneficia di un invecchiamento più lungo che gli conferisce un sapore più robusto e complesso, ideale per essere gustato liscio o in cocktail ricchi di sapori.
Rum aromatico è un termine più ampio che include rum speziati e aromatizzati, arricchiti con spezie naturali o aromi di frutta, offrendo un’esperienza gustativa unica e invitante.

Il rum è la bevanda tropicale per antonomasia, è la vera anima dei Caraibi che pervade lo spirito dei migliori rum che racchiudono in sé il sapore delle proprie origini, i profumi intensi di una terra lontana e misteriosa dove la bellezza primordiale della foresta e del mare faceva da sfondo a covi di pirati.
Un paese che vive a suon di musica, a dispetto della povertà, dei problemi sociali e dell’incertezza assoluta del domani e che rappresenta un mix di civiltà e tradizioni che hanno dato vita alla cultura dominicana così come la conosciamo oggi, frutto dell’eredità africana, spagnola e indigena. Un paese che conserva ancora le tracce del suo passato coloniale e degli indios Taino che abitavano l’isola prima della conquista spagnola. Si respira profumo di caffè, rum dominicano e sigari, lo bevono letteralmente a qualunque ora e in qualsiasi occasione e lo chiamano scherzosamente “vitamina R”, come fosse un apporto fondamentale per l’organismo.
Se siete stati o avete intenzione di fare un viaggio in questa esotica terra, preparatevi alle numerose offerte di rum e sigari, lo trovano un peccato o difetto non bere o non fumare !!!!
Per acquistare il miglior Rum fatevi consigliare dai negozianti locali, io vi consiglio il Barcelò Punta Cana e il Brugal.
I dolci dominicani
HABICUELA CON DULCE è il dolce più esclusivo e forse più amato nell’isola.
Viene preparato di solito per il periodo pasquale e va consumato in compagnia, motivo per cui si prepara in quantità più o meno grandi.
In questa ricetta, i fagioli vengono bolliti e poi frullati per farli diventare un composto uniforme. Vengono poi cotti a fuoco lento mentre si aggiungono a piccole dosi zucchero, latte di vario tipo, patate.
Il risultato finale è una mousse scura.
Se siete come me e vi piace sperimentare provatelo !!!!
Altri dolci noti sono il dulce de leche, comune a tutta l’area caraibica e all’America Latina nelle sue varianti anche aromatizzate, il dulce de coco, un dessert leggero, simile a un budino, fatto con farina di mais, latte di cocco, zucchero, cannella e vaniglia in polvere. Un altro dolce tradizionale è la Guinea de Syrup, consiste in banane caramellate e affogate in uno sciroppo dolce a me sconosciuto.
Clicca sulla foto qui sotto per scoprirne di più:
La “majarete”, dolce molto leggero e simile ad un budino, a base di mais, latte, cannella, vaniglia, infine un dolce sciropposo a base di patate dolci e frutta (ananas, arancia, papaya, cocco, pompelmo).
il jalao di cocco è un dolce decisamente dominicano, una volta trovati il cocco e la melassa, non è difficile realizzarlo ,con il suo sapore dolce e fresco e la consistenza gommosa rendono questa caramella molto amata dalla popolazione locale.
La tradizione della churrascheria ai Caraibi
Sembrerebbe che i Taino, un popolo indigeno che abitava diverse isole dei Caraibi, tra cui Porto Rico, Giamaica, Cuba e Repubblica Dominicana, furono responsabili della creazione dei primi esempi documentati della tecnica di cottura che oggi siamo soliti chiamare barbecue. I Taino avevano un sistema ben preciso: scavavano una fossa e costruivano una graticola di legna verde legata con fibre.
Accendevano un fuoco lento e controllato, posizionavano la carne da cuocere sulla struttura di legno sopra il fuoco e chiamavano tale processo barabicu, che tradotto significa “fossa sacra”. I colonizzatori europei furono i primi a documentare alcune di queste usanze, osservando gli indigeni cucinare lentamente pesce, verdure e iguane ( una vera prelibatezza ) su piattaforme rialzate poste sopra braci ardenti. La parola barabicu dei Taino ha dato origine al termine spagnolo barbacoa, che alla fine è entrato a far parte della lingua inglese come barbecue.
Perchè parlare di churrasco ai Caraibi?
Anche se questa specialità di carne è associata per lo più al Sud America, è molto diffusa anche tra le isole caraibiche, anche moi abbiamo avuto l' occasione di assaggiare la picanha, molto buona.

Il churrasco attuale consiste appunto, nel servire ai tavoli diversi tipi di carne, infilzati in lunghi spiedi e appena tolte dalle braci, offrendola in quantità desiderata ai commensali.
Attualmente oltre alla carne bovina viene preparata anche carne di maiale, tacchino, pollo….
Nelle churrascarias, diffuse in tutto il mondo , degli ipotetici Gaùchos servono i rodizios con lunghi spiedi e con costumi tipici dell’epoca, indossando dei cappelloni particolari in paglia, rievocando in parte i riti di un tempo.
I tagli più conosciuti sono: picanha ( codino di manzo generalmente usato per la tagliata ) che può essere semplice oppure con aglio ( picanha no alho ) o intrisa di mostarda ( picanha na mostarda ), alcatra, cupim, puntine di manzo ( costela de boi ), spinacino di manzo ( maminha ), lonza di maiale ( lombinho ).

Non solo una maniera di cucinare ma un vero e proprio stile di vita. La carne del churrasco viene servita con generosità ( roba da non entrare più nei pantaloni ), infilzata in spiedi a forma di spada dai quali viene affettata davanti a voi”.
Manzo, maiale o pecora vengono tagliati a pezzettoni o lasciati interi, marinati ( in salsa chimichurri con olio, aceto, peperoncino e aglio ) e poi cotti alla brace.
Il sapore è quello della classica grigliata a cui si aggiungono le note speziate di una leggera affumicatura, dovute alla cottura particolarmente alta.
Clicca anche sulla foto in basso per scoprire il miglior churrasco della Repubblica Dominicana:
La Maminha è un taglio che non può mancare nella preparazione del Churrasco. In Italia è conosciuta come spinacino di manzo o piccione e viene normalmente utilizzata come tasca per ripieno.
Cucinata al BBQ o al forno a cottura lenta, con la marinatura Chimichurri ( una salsa verde argentina ), che troverete facilmente anche ai Caraibi, la maminha darà sicuramente un gusto intenso e una tenerezza unica.


Mamajuana: bevanda alcolica tradizionale dominicana
Mama Juana è un preparato alcolico artigianale originario della Repubblica Dominicana.
È tradizionalmente composto da rum scuro, vino rosso, miele, erbe aromatiche e radici messe a macerare in una bottiglia. Nella composizione classica il colore è rossastro ed il gusto fortemente alcolico, dolciastro e con un notevole retrogusto di erbe aromatiche.
Nella tradizione locale il preparato è considerato una sorta di medicinale afrodisiaco, ottimo per stimolare il desiderio sessuale delle donne e le performance sessuali dell'uomo ( Viagra Dominicano ) ma anche a curare i piccoli malanni della vita quotidiana ( una sorta di aspirina locale ).
Questa bevanda si trova ovunque, troverete anche le confezioni già pronte di erbe e radici, come la radice di Taino, la liana amarilla e il ginepro, per prepararlo.
Le erbe e radici locali utilizzate variano di regione in regione ma essenzialmente includono:
Anamú ( Petiveria alliacea )
Anice Stellato ( Illicium verum )
Bohuco Pega Palo ( Cissus verticillata )
Albahaca ( Basil )
Canelilla ( Cinnamodendron ekmanii )
Bojuco Caro ( Princess Vine )
Marabeli
Clavo Dulce ( Whole Clove )
Maguey ( Agave )
Timacle ( West Indian Milkberry )
Mamajuana può risalire alle antiche popolazioni dell'isola di Hispaniola, i Taíno. I Taíno usavano erbe e cortecce di alberi per preparare un tè speciale (tisana) che credevano avesse benefici medicinali. Parti di piante di finocchio, basilico, chiodi di garofano dolci e persino membri della famiglia della cannella venivano essiccati e posti insieme in un recipiente, che poi veniva riempito d'acqua.
Quando Cristoforo Colombo e la corona spagnola arrivarono ad Hispaniola, pensarono che aggiungere alcol anziché acqua alla bevanda dei Taíno fosse un'ottima idea.
In conclusione se vi trovate in Repubblica Dominicana, non andate via senza averne acquistato almeno una bottiglia !!!!
Clicca qui sotto sulla foto per saperne di più:
Ricetta della Mamajuana: la sangria dalla Repubblica Dominicana
Aggiungi i seguenti ingredienti a una grande brocca di vetro o a una bottiglia di liquore vuota da 750 ml:
-
5 stelle di anice intere
-
5 bacche di pimento
-
8 petali di ibisco
-
5 bastoncini di cannella
-
6 foglie di basilico essiccate
-
6 chiodi di garofano interi
-
2 cucchiai di radice di cicoria
-
4 foglie di eucalipto
-
2 cm di radice di zenzero (tagliata in modo che entri nella bocca della bottiglia) e buona degustazione !!!!!
Varietà di caffè nel mondo
Mi sembrava doveroso parlare anche di tutte le varietà di caffè nel mondo, sono sicura che anche voi altri viaggiatori avete assaggiato dei caffè durante i vostri viaggi.
Le principali varietà di caffè diffuse al mondo sono quattro: Arabica, Robusta, Liberica ed Excelsa, ognuna con le proprie peculiarità. Le differenze tra i vari tipi di caffè sono legate principalmente alla provenienza dei chicchi e alla tostatura, partiamo dalla varietà Arabica, che è quella che abbiamo trovato in Repubblica Dominicana.
Questa varietà di caffè ha origine nello Yemen e in Etiopia. Attualmente, le maggiori coltivazioni si trovano in America Latina e in alcune zone dell’Africa. Rappresenta il 70% del caffè prodotto in tutto il mondo.
Le caratteristiche principali del caffè Arabica sono: gusto delicato, aroma fruttato, corpo morbido e leggero, intensità media, se avete fatto un viaggio nei Caraibi avrete per lo più conosciuto questo tipo di varietà ma all'americana, quindi molto lungo, ma non vi preoccupate, fate come noi che abbiamo fatto una piccola scorta di questo caffè in purezza e portato in Italia.
Clicca sulla foto sotto per saperne di più:
La Robusta è una varietà di caffè che viene coltivata in Africa, nel Sud-Est asiatico e in Brasile ed è la seconda più prodotta al mondo dopo l’Arabica. Ha un elevato contenuto di caffeina ed è la scelta ideale per chi preferisce un gusto corposo e deciso.
Le caratteristiche principali del caffè Robusta sono un gusto forte e un aroma speziato con note di frutta secca e cioccolato, un corpo rotondo e ricco, e un’intensità alta, ideale per gli amanti di questa straordinaria bevanda.
La differenza principale tra Arabica e Robusta risiede proprio nella quantità di caffeina, che conferisce ai due tipi di caffè proprietà completamente differenti. L’Arabica rappresenta quel caffè classico, quasi rassicurante, da gustare in diversi momenti della giornata; la Robusta è il caffè forte e corposo che ci si concede al mattino per avere l’energia giusta, ora vi è più chiaro ?
Il caffè Excelsa ha un gusto profumato e delicato che ricorda la qualità Arabica. Questa miscela è adatta agli amanti del caffè tradizionale, dall’intensità media e dal corpo morbido e vellutato.
La specie Excelsa oggi viene coltivata in gran parte dell’Africa, soprattutto in Sierra Leone, ha un gusto profumato e gradevole simile a quello Arabica.
Meno diffuso rispetto alle altre varietà, il caffè Liberica ha origine dalle foreste della Liberia e della Costa d’Avorio. I chicchi della pianta liberica permettono di ottenere un caffè aromatico e dal gusto gradevole. Può costituire una soluzione alternativa e piacevole al classico Arabica, vi è capitato di assaggiarlo?

Il caffè della Mauritania dà vita ad una bevanda che risulta decisamente amara e dal profumo inebriante, mentre da quella Racemosa si ricava un caffè dal basso contenuto di caffeina che si caratterizza per un aroma particolarmente intenso. Sempre dall'Africa proviene anche la Stenophylla, il cui profumo ricorda quello del tè mentre il gusto mette in disaccordo gli estimatori: c'è chi lo gradisce e chi invece non lo apprezza molto. Fra le varietà del centro America, il caffè con il gusto più forte giunge dalla Costa Rica e si distingue per il sapore corposo, ricco e decisamente acido, così come lo è il caffè del Guatemala, che si presenta intenso con un retrogusto affumicato. La varietà invece più raffinata in assoluto è l'Arabica di Giava, che vanta un sapore speziato e scarsa acidità.
Durante il nostro viaggio in Repubblica Dominicana ci è capitato di chiacchierare e allo stesso tempo documentarci sulle curiosià del luogo ma non solo, infatti una guida locale ci parlava di uno dei caffè più strani del mondo, siamo rimasti rapiti dal suo racconto, quindi vi portiamo in un viaggio alla scoperta dei caffè più strani e affascinanti del pianeta. Preparatevi a stupirvi!
Caffè Kopi Luwak ( Indonesia ): Questo caffè è prodotto attraverso un processo insolito. I piccoli animali chiamati civette, mangiano i chicchi di caffè, che subiscono una fermentazione naturale nel loro sistema digestivo. Una volta espulsi dalle civette, i chicchi vengono raccolti, puliti e tostati per creare il famoso Kopi Luwak, noto per il suo sapore unico e ricco, ma anche per i più coraggiosi vista la provenienza !!!!
Caffè Oliato ( Italia ): stavolta siamo in Italia, è tradizione servire il caffè con un tocco di olio d’oliva. Questo aggiunta conferisce una consistenza cremosa e un sapore leggermente fruttato al caffè, rendendolo un’esperienza unica.
Espresso di Carota (Svezia): In Svezia, il caffè “kaffegök” è noto per essere preparato con una strana aggiunta: le carote. Si tratta di una bevanda a base di caffè con uno spicchio di carota per un sapore dolce e terroso.
Caffè Uovo ( Vietnam ): Questo caffè vietnamita è fatto mescolando caffè, latte condensato e un uovo crudo. Il risultato è una bevanda cremosa e ricca che può sorprendere il palato ma non per tutti, mi lascia perplessa !!!!
Caffè con Burro ( Tibet ): Nel Tibet, il caffè è spesso arricchito con burro di yak e sale. Questa combinazione insolita è un’energetica bevanda tradizionale, perfetta per affrontare il freddo delle loro altitudini.
Caffè con Cardamomo ( Medio Oriente ): In molte regioni del Medio Oriente, il caffè è profumato con cardamomo, che conferisce al caffè un aroma speziato e un sapore unico, questo è uno dei meno strani secondo me.
Caffè Nuvola ( Corea del Sud ): Questa bevanda è una fusione di caffè espresso, latte caldo e zucchero a velo. Il risultato è un caffè morbido e cremoso che sembra fluttuare come una nuvola.
I caffè strani e insoliti dimostrano che l’amore per questa bevanda può prendere molte forme diverse in tutto il mondo. Se siete appassionati di caffè e avventurosi, potreste voler provare una di queste creazioni uniche nel vostro prossimo viaggio, il primo in classifica secondo me è il caffè Kopi Luwak, siete d'accordo ?????

I vini del Nuovo Mondo
Non potevo non parlare della produzione vinicola del Sud America, penserete cosa c' entra con i Caraibi?
Se siete stati in quella zona del mondo o avete intenzione di andarci vi capiterà sicuramente di imbattervi nei vini sudamericani, in particolare dal Cile ed Argentina.
L’America del Sud ha un enorme potenziale nella produzione di vino, tra i fattori che più la rendono forte, sicuramente vi è il basso costo della manodopera, ma anche un clima ed un suolo favorevole alla coltivazione della vite. Nel Sudamerica vi sono due paesi come già detto, l’Argentina ed il Cile, entrambi riconosciuti come “world players”.
Non solo i loro vini sono poco costosi e di buona qualità, il che ha fatto arrivare questi vini addirittura in aree come il sud francese, zona di produzione intensiva di vino ma anche per il grande pregio dei loro migliori prodotti.
Quando si parla di Argentina viene subito in mente il Malbec, un vitigno originario della Francia, dove è ancora coltivato in piccola parte nel Bordeaux e nel sud (Cahors). Questa vite ha ritrovato una sua dimensione ed un prestigio grazie all’ottima e intensa produzione nella zona di Mendoza.
Il Malbec argentino ha decisamente un altro profilo rispetto a quello francese, ma rappresenta appieno lo spirito dell'Argentina, ha tannini più soffici e vellutati ed è molto più denso e concentrato, con un aroma di frutta matura e prugna; insomma un vino robusto che viene comunque consumato generalmente giovane. Altro vino bandiera della “Terra del Fuoco” è il Torrontes, un vino bianco molto profumato, simile al sauvignon blanc, che si può considerare autoctono dell’Argentina.
Fatto sta che questa varietà non si trova altrove, all’infuori di un vino omonimo in Galizia ( Spagna ) che appartiene completamente ad altra specie.
Il Cile, oltre ad essere conosciuto per il Pisco ( il liquore nazionale: la zona di produzione si trova tra i monti aridi del nord del Cile, che formano una valle verde e fertile in cui si coltiva l’uva per questo liquore. La produzione è prevalentemente artigianale e inizia tra i mesi di febbraio e maggio a fine vendemmia. L’uva viene selezionata per il processo di macinatura, poi si fermenta in botti speciali, utilizzando lieviti autoctoni e zucchero. Il vino fermentato viene distillato in alambicchi di tipo discontinuo per ottenere una qualità elevata.
La produzione cilena viene raffigurata a pieno dal Carmenère, simile al Cabernet, è una delle originali sei varietà provenienti dalla zona del Bordeaux.
Il Carmenère presenta un bel colore rosso intenso con forte aroma di frutta rossa, bacche e spezie. Questo vino ha dei tannini molto soffici ( sicuramente di più del fratello cabernet ), i vini prodotti nelle migliori zone acquistano complessità, presentando note di cioccolato, cuoio ed un sapore di fumo. Il Carmenère è stato preservato dal Cile, quindi protetto dall’estinzione.

Il Cile è inoltre un ottimo produttore di cabernet sauvignon, tra le sue massime espressioni troviamo “Don Melchor” prodotto da uno dei colossi cileni Concha Y Toro, tornando ancora sull' Argentina precisamente sul Rio grande do Sul, e l’Uruguay, si produce un vino chiamato Tannat.
Insomma se siete appassionati di vini come noi ed avete un palato aperto a 360 gradi e vi capita tra le mani uno di questi vale la pena non farselo sfuggire:
VALLISTO Torrontès ( Argentina )
VALLISTO Malbec ( Argentina )
BODEGA RIGLOS Gran Malbec ( Argentina )
FIN DEL MUNDO Reserva Pinot Noir ( Argentina )
LA RESERVA DE CALIBORO ERASMO Barbera Garnacha (Cile)
VINA VIK Milla Cala ( Cile )
BODEGA GARZON Reserva Tannat ( Uruguay )
GARZON Reserva Albarino ( Uruguay )

Sogno o realtà ? L' unico vigneto dei Caraibi
Ed ora non ci crederete ma anche in Repubblica Dominicana, nella suggestiva Baia di Ocoa, a sud dell’isola, che si trova il primo e unico vigneto di tutti i Caraibi che produce un vino di altissima qualità. Produce vini biologici e tropicali di alta qualità, coltivati nella propria terra o nella comunità di Palmar de Ocoa ad Azua. Si tratta di un vino speciale, nelle versioni bianco, rosso e rosé, dove si possono ritrovare i profumi delle piante e del mare e che per il momento ha una produzione interna di nicchia direi, infatti noi non abbiamo avuto l'onore di poterlo degustare. Fa parte del progetto OCOA BAY anche un eco-resort, un complesso agrituristico sostenibile e primo grande investimento in quest’area incontaminata collocata tra mare e montagna.
Con i vitigni adattati con successo a Ocoa Bay sono stati creati diversi vini come French Colombard, Cabernet Sauvignon, Tempranillo, Moscato de Hamburgo, Italia, Malvasía, Montepulciano, Alfonso Lavallée, Passerina, Syrah, Rebo, Cannonau di Sardegna, Cabernet Sauvignon, Sauvignon Blanc, Xarel-ló, Red Globe, Misiones e Senso.
Se non volete proprio farvi scappare questa occasionela soluzione c è: una visita a OCOA BAY che include tour guidati nel vigneto accompagnati dalla degustazione di vini nel ristorante Bayaonda, con vista mare che propone una cucina a km zero a base di pesce fresco e ortaggi della zona.
Tra le attività organizzate dal resort, oltre alle degustazioni eno-gastronomiche, c’è la partecipazione alla vendemmia e a numerosi eventi a tema.
Clicca sull' immagine sotto per scoprire di più:
Come arrivare alla Baia di Ocoa
Partendo da Santo Domingo ci vuole circa un' ora e mezza di auto, comunque da questo punto di partenza troverete dei tour guidati per arrivare, sempre sconsigliato il fai da te, nella guida qui sotto trovi tutte le informazioni dettagliate.