Spagna
I vitigni della penisola iberica
La Spagna ha una tradizione centenaria nel campo dell’enologia e della viticoltura ed alcuni suoi vini sono giustamente entrati a far parte della ristretta cerchia delle tipologie più apprezzate nel mondo intero. Si pensi ad esempio allo Jerez, (o Xérès, alla francese, o Sherry, all’inglese). L’importanza della tradizione nella vitivinicoltura spagnola è confermata dal fatto che in nessuna nazione, tranne forse il vicino Portogallo, la diffusione dei vitigni “internazionali” di origine Francese sia stata così ridotta e si registri pertanto una nettissima prevalenza dei vitigni autoctoni spagnoli.
Una caratteristica della Spagna è la limitata diffusione dei vitigni cosiddetti “internazionali” ed il prevalere delle specie autoctone in quasi tutte le regioni. La Spagna è conosciuta in primis per i suoi vini rossi, ma in realtà l’uva più coltivata nel paese proviene da un vitigno a bacca bianca, l’Airén, diffuso nelle pianure della Mancha, a sud di Madrid. A seguire troviamo l’Albariño con il quale si producono i vini bianchi profumati della regione Rías Baixas. Nella Rioja troviamo i vitigni Macabeo, Malvasia e Garnacha Blanca, nella regione Catalana del Penedès lo Xarel-lo, la Parellada, il Macabeo e lo Chardonnay. Lo Jerez viene prodotto con le uve a bacca bianca Palomino, Moscatel e Pedro Ximénez.
Per quanto riguarda le uve a bacca nera, la specie spagnola più rappresentativa è il Tempranillo, con il quale si producono i vini della Rioja, assieme a Garnacha, Mazuelo e Graciano. Nella Ribera del Duero si coltivano Garnacha e Tempranillo, nel Priorat Cariñena (Carignan), Garnacha, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Nel Penedès i vitigni a bacca nera coltivati sono il Cabernet Sauvignon, la Garnacha e il Monastrell.

Le zone più importanti per la produzione di vino in Spagna sono sei: la Rioja, a sud dei Paesi Baschi, la Ribera del Duero, a nord di Madrid, lungo il corso dell’omonimo fiume, il Priorato e il Penedès, a sud di Barcellona, in Catalogna, il Rias Baixas al nord in Galizia e lo Jerez, in Andalusia, nell’estremo sud del paese.
Rioja
La Rioja è certamente la zona vinicola più famosa della Spagna, nota soprattutto per i suoi vini rossi, imponenti, ricchi e complessi. Attualmente (2018) la Rioja è, assieme al Priorato, una delle due regioni della Spagna a potersi fregiare della Denominación de Origen Calificada (DOCa), il livello più alto del sistema di qualità Spagnolo. La Rioja si trova a nord del paese, circa cento chilometri sotto la costa Atlantica, e si estende lungo il corso del fiume Ebro. La zona vitivinicola è costituita da un altipiano che si trova a circa 450 metri di altitudine, ed è suddivisa in in tre sottozone, Rioja Alavesa, Rioja Alta e Rioja Baja, di cui le prime due sono da considerarsi di maggiore interesse. I vitigni più importanti a bacca nera sono il Tempranillo, la Garnacha, il Mazuelo e il Graciano. Le varietà più importanti a bacca bianca sono il Viura (Macabeo), la Malvasia e la Garnacha Blanca.
I più famosi vini rossi della Rioja sono prodotti con uva Tempranillo e vengono affinati in legno per periodi piuttosto lunghi, che danno ai vini grande intensità di aromi terziari, complessi e col tipico sentore “terroso”. Anche i vini bianchi sono sovente sottoposti a lunghi periodi di maturazione in legno, cui seguono sostanziali tempi di affinamento in bottiglia. Questa pratica tradizionale sta comunque gradualmente cedendo il posto a stili di vinificazione più moderni, ottenendo vini più freschi e fruttati.
Priorato
Il Priorato è l’altra zona che si fregia della Denominación de Origen Calificada (DOCa), il livello più alto del sistema di qualità Spagnolo. Si tratta di una piccola regione vinicola che trova vicino a Tarragona, in Catalogna, di fronte al mare Mediterraneo. I suoi vini rossi si stanno progressivamente imponendo sui mercati, ottenendo valutazioni anche più elevate rispetto agli antagonisti della Rioja e della Ribera del Duero. In questa regione si coltivano praticamente solo uve a bacca nera, soprattutto Cariñena (in Francia nota come Carignan e in Italia come Carignano) e Garnacha (vicina alla Grenache e al Cannonau), oltre a limitate quantità di Tempranillo, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Nel Priorato si producono vini di grande intensità e struttura, alcolici e tannici, che provengono da uve coltivate in vigneti a basse rese e affinati solitamente in botti di rovere Francese.
Ribera del Duero
Anche la Ribera del Duero è principalmente nota per i suoi vini rossi, soprattutto quelli prodotti con uve del vitigno Tinto Fino, conosciuto anche come Tinta del Paìs, mutazione genetica del Tempranillo. La regione si trova circa a 200 km a nord di Madrid e si estende lungo il corso del fiume Duero. Non si producono vini bianchi ma solo modeste quantità di rosato, da uve Garnacha, poco conosciuti al di fuori della regione. Anche nella Ribera del Duero i vini rossi sono tra i migliori esempi della tradizione spagnola: robusti, concentrati e ricchi, sottoposti a lungo affinamento in botti, che sono però solitamente di rovere americano e quasi mai di primo passaggio.
Rías Baixas
La Rías Baixas è tra le zone vitivinicole più a nord della Spagna, si trova a nord del Portogallo, a ridosso della costa Atlantica ed è parte della Galizia. Anche per la sua posizione e per la vicinanza col Portogallo, questa zona è nota per i suoi vini bianchi, a differenza delle altre zone, più note per i vini rossi. L’Albariño è il principale vitigno della regione, dominatore assoluto della produzione locale. Il successo di questi vini dipende in larga parte dal loro stile moderno, fresco, piacevole e fruttato. La fermentazione dei mosti e l’affinamento dei vini avviene quasi sempre in acciaio o contenitori inerti, che permettono di esaltare i profumi del vitigno di partenza. L’Albariño è un vitigno di origine Portoghese, coltivato in Spagna nella sola Rías Baixas. Le caratteristiche peculiari dei suoi vini sono la spiccata e piacevole aromaticità e il gusto fresco e sapido. Per apprezzare maggiormente queste caratteristiche, vanno degustati in giovane età.
Storia delle Tapas spagnole
La Spagna è una delle più grandi nazioni Europee, sia dal punto di vista della superficie ( seconda dopo la Francia ) che come numero di abitanti ( sesta, subito dopo l’Italia ), per cui anche la cucina risente di moltissime influenze sia dal punto di vista culturale che geografico. Anche la storia della Spagna con le molte influenze culturali ha contribuito ad una cucina caratterizzata da migliaia di ricette e sapori. Marcata è l’influenza delle tradizioni moresche ed ebraiche, così come l’utilizzo di patate, pomodori, peperoni e fagioli, originariamente provenienti dalle Americhe. Inoltre la cucina spagnola è caratterizzata dalla disponibilità di frutti di mare dalle acque del Mediterraneo. La Spagna produce 44% delle olive del mondo, per cui l’olio d’oliva è ingrediente essenziale per la cottura dei piatti spagnoli, anche se l’uso del burro è molto diffuso a nord del paese.
Le Tapas, ossia stuzzichini, fanno parte dell’abitudine popolare e spesso sono offerti nei locali assieme alle bevande.
Tra le ricette tradizionali più famose della cucina spagnola troviamo: l’omelette di patate (“tortilla de patata”), il gazpacho (zuppa di verdura servita fredda), gli stufati, i migas (zuppe di carne e verdure a base di pane raffermo), le salsiccie (come gli embutidos, il chorizo ed il morcilla), il cocido (uno stufato di carne e ceci), la fabada Asturiana (stufato di fagiolo), i mariscos (crostacei), il prosciutto serrano e i formaggi. Ci sono inoltre molte ricette basate sui legumi (ceci, lenticchie, fagioli verdi) e minestre, con molte variazioni regionali.
Tra i dessert troviamo il flan, la crema, il leche con arroz (budino di riso), le torrijas (frittatine dolci) e i churros.

Sua maestà la Paella !!!!
L’origine del nome del piatto più famoso della cucina spagnola proviene dal nome della pentola nella quale si cucina, la paella. Parliamo di una padella alla quale è stato tolto il manico per sostituirlo con due maniglie.
La tradizione vuole che la paella venga cucinata all’aria aperta e possibilmente con legna d’arancio, che a Valencia è facile trovare. Questa legna, a parte dare alla pietanza un certo aroma, ha la caratteristica di mantenere un fuoco costante e facile da controllare, visto che in molte parti dell’elaborazione del piatto, bisogna regolarne il calore. Quando non è possibile utilizzare la legna il sistema più utilizzato è quello a gas.
La paella originale, a dispetto di ciò che si pensa comunemente, è solo quella a base di carne, con pezzi di coniglio e pollo rosolati. Trattandosi di un piatto di recupero, alcune famiglie aggiungono pure costolette di maiale o persino le lumache. Importantissima anche la scelta delle verdure: nella vera paella non devono mai mancare peperoni, pomodoro fresco grattugiato, piattoni e garrafones, una varietà autoctona valenciana di fagioli bianchi e dalla forma piatta. A seconda della stagione, poi, con il variare delle verdure possiamo trovare carciofi oppure asparagi, peperoni o funghi di carne. Altro protagonista indiscusso della paella è lo zafferano, che conferisce il tipico colore giallo al riso e contribuisce a insaporire delicatamente. Non manca inoltre un mix di spezie e aromi che in genere include in diverse proporzioni pepe nero, chiodi di garofano, paprika dolce, timo, rosmarino e noce moscata.
Che voi abbiate già fatto un viaggio in Spagna o meno, avrete sicuramente già sentito parlare di queste specialità, da divorare in qualsiasi momento della giornata in cui si ha voglia di una pausa golosa da condividere con gli amici attorno a un tavolo.
Queste deliziose mini-porzioni di diverse specialità spagnole sono una vera e propria istituzione in Spagna, un’abitudine radicata e definita dal verbo “tapear”, espressione colloquiale che significa “mangiare tapas” a volontà e per estensione “andare di bar in bar, ordinando ogni volta un drink e qualcosa da mangiare”.
Tradizionalmente, in Spagna le tapas vengono mangiate all’ora dell’aperitivo, tra le 18 e le 22; in realtà, questi gustosi spuntini possono essere gustati in qualsiasi momento del giorno e in tutte le occasioni.
A base di pesce e crostacei, carne e salumi, verdure: le tapas spagnole sono numerosissime, ce n’è per tutti i gusti! Alcuni piatti sono serviti ovunque in Spagna, ma ogni regione ha le proprie tapas, preparate a base di prodotti locali.
Ci sono diverse leggende sull'origine delle tapas. In una delle diverse teorie sembrerebbe che il proprietario di un'osteria andalusa ebbe l'idea di coprire il suo bicchiere con una fetta di prosciutto per proteggerlo dalle mosche. Sarebbe questa l’origine della parola "tapa" che deriva dal verbo "tapar", che vuol dire "coprire" in spagnolo. Successivamente, i proprietari dei bar andalusi presero l'abitudine di fare la stessa cosa, offrendo uno spuntino gratuito per accompagnare i drink serviti.
Secondo un’altra teoria, l’origine delle tapas risalirebbe al XVI secolo, quando il re Felipe III di Spagna obbligò ristoratori e locandieri a servire del cibo con le bevande per limitare i problemi di abuso di alcol.


Quando si ordina da bere, che sia sangria, birra o vermouth in genere vi porteranno:
- le olive (aceitunas), di cui esiste un’ampia varietà, fra cui le sivigliane Gordal, verdi e carnose, in genere accostate ai sottaceti per creare un piacevole contrasto di consistenze;
- il prosciutto, o meglio il jamón ibérico, grande classico della gastronomia spagnola, fra cui la varietà più pregiata, il celebre pata negra, ottenuto dal maiale nutrito con sole ghiande;
- le acciughe sott’aceto (boquerones en vinagre), molto diffuse in Andalusia, servite con olio d’oliva, aglio tritato e prezzemolo;
- l’insalata russa (ensaladilla rusa), in genere servita con tonno e uova sode oppure con un’acciuga sopra;
- il queso Manchego DOP, un pecorino dal sapore persistente e intenso, eccellenza della gastronomia spagnola;
- pimientos del padrón, peperoncini verdi alla piastra o fritti, simili ai friggitelli;
- le patatas bravas, patate fritte a cubetti, accompagnate con salsa aioli o salsa brava;
- la tortilla de patata, la classica frittata spagnola alta fatta con uova, patate e cipolle;
- le crocchette (croquetas) impanate e fritte, realizzate con un composto di besciamella e prosciutto crudo;
- i gamberi all’aglio (gambas al ajillo) cotti in pentola con pelati, aglio, olio d’oliva, prezzemolo e talvolta peperoncino;
- i calamari fritti o alla romana;
- il polpo alla galiziana (pulpo gallego o polbo á feira);
- i mini panini imbottiti (montaditos);
- le tostadas, ossia fette di pane tostato con sopra pomodoro, olio evo e acciughe, oppure prosciutto o formaggio.

Noi ogni sera per cena durante i nostri viaggi in Spagna cercavamo locali sempre nuovi per riuscire ad assaggiare tutte le proposte offerte, sempre accompagnato il tutto dalla sangria.
Il Pata Negra
La Spagna è senza alcun dubbio il paradiso degli amanti dei salumi, alimento godibile ed energetico, per la sua lunga storia di produzione e lavorazione artigianale.
Il prodotto più conosciuto è senz’altro quello che comunemente viene chiamato Pata Negra, detto in spagnolo Jamón Ibérico 100% Bellota. Si tratta del prosciutto numero uno al mondo, con caratteristiche organolettiche e gustative eccezionali. Il Pata Negra è ottenuto da una particolare razza suina autoctona – pura razza 100% iberica – alimentata esclusivamente con ghiande, secondo l’antica tradizione iberica che prevede una lavorazione totalmente artigianale e limitata.
Vi consiglio di assaggiare questa meraviglia, noi siamo andati al mercato, se siete dei bravi assaggiatori capirete che è diverso dal prosciutto crudo italiano, devo ammetterlo, un altro livello!!!
Il Pata Negra è un prosciutto dal sapore intenso e aromatico, dalla consistenza morbida e caratterizzato da una evidente marezzatura. Tutte queste peculiarità sono riconducibili all’acido oleico che l’animale assume nutrendosi di ghiande – ghianda in spagnolo si dice “bellota”.
L’acido oleico è un cosiddetto “grasso buono”, per intenderci è quello presente anche nelle olive. I maiali di razza iberica sono noti per la loro capacità di accumulare grasso intramuscolare, che conferisce alla loro carne la caratteristica marmorizzazione e morbidezza, assieme al sapore ricco e intenso.
Questa dieta, infatti, assieme all’attività fisica tipica della vita all’aperto, favorisce un alto livello di infiltrazione di grasso nei tessuti muscolari, cosicché il prosciutto ottenuto dalle carni di questi animali sia particolarmente gustoso, tenero e saporito.

L' Andalusia, è considerata la patria del miglior Pata Negra del mondo, grazie alla qualità dei maiali iberici allevati in libertà nelle dehesas, i boschi di querce che forniscono le ghiande per la loro alimentazione.
Il processo di produzione di questo prosciutto è abbastanza meticoloso e prevede diverse fasi di salatura e stagionatura che possono richiedere anche diversi anni.
I prosciutti vengono salati e poi lasciati essiccare e maturare in cantine o locali appositamente progettati. In questa fase, perdono umidità e i sapori si concentrano, dando origine a un gusto e una consistenza unici.
Anche a causa della produzione laboriosa e lunga, il Pata Negra / Jamón Ibérico de Bellota è considerato un prodotto di lusso e spesso ha un prezzo molto elevato.
Non tutti i Pata Negra sono uguali. Esistono diverse classificazioni basate sulla razza del suino, la dieta e il periodo di stagionatura. La massima espressione del Pata Negra è il Jamón Ibérico de Bellota, ottenuto da suini puri iberici alimentati esclusivamente a ghiande e stagionato per almeno 36 mesi. Questo prosciutto è caratterizzato da un sapore ricco e complesso, con una consistenza setosa e un aroma inconfondibile.
Un'altra tipologia è il Jamón Ibérico de Cebo de Campo, prodotto da suini iberici allevati in libertà e alimentati con una combinazione di ghiande, erba e mangimi naturali. Questo prosciutto ha un sapore più delicato rispetto al Bellota, ma conserva molte delle caratteristiche che rendono unico il Pata Negra.
Infine, il Jamón Ibérico de Cebo è ottenuto da suini iberici allevati in recinti e alimentati principalmente con mangimi. Sebbene non raggiunga l'eccellenza dei prosciutti alimentati a ghiande, offre comunque un sapore ricco e una consistenza piacevole, a un prezzo più accessibile.

Il Pata Negra è molto più di un semplice prosciutto; è un'esperienza culinaria che racchiude in sé secoli di storia, tradizione e cultura. Il suo sapore inimitabile, frutto di un processo di produzione unico al mondo, lo rende uno dei prodotti più apprezzati e ricercati dai gourmet di tutto il mondo. Che si tratti di un Jamón Ibérico de Bellota o di un più accessibile Jamón Ibérico de Cebo, ogni fetta di Pata Negra racconta una storia di eccellenza e passione, che continua a conquistare i palati di chi ha la fortuna di assaporarlo.
Il mondo dei cocktail spagnoli
Negli ultimi anni, Barcellona sta vivendo una crescente evoluzione nel mondo dei cocktails a livello globale e può confrontarsi direttamente con città come New York e Londra, capitali storiche mondiali. Uno dei migliori rappresentanti di questa scena è Paradiso, che nella lista dei The World’s 50 Best Bars occupa attualmente il quarto posto.
A Calle Jerusalemme n.6 di Barcellona si trova il ristorante Bacaro, è consigliato da noi per la qualità delle tapas che abbiamo assaggiato e il cocktail ottobre nero, uno dei migliori cocktail mai bevuti prima, a base di vodka nera e more.......fantastico!

Per riassaporare questo cocktail pazzesco l' unico modo era procurarci innanzitutto la vodka nera, non facile da trovare quindi l'abbiamo acquistata online, e poi abbiamo provato a replicarlo, se volete provarci anche voi quì trovate gli ingredienti:
Vodka nera 40ml
Sciroppo di zucchero 15ml
Succo di limone 15ml
Lime 10g
Mora 24g
Ghiaccio tritato 200g
Sangria: un mix irresistibile di vino, frutta e spezie
La prima Sangria nasce molti secoli fa: già i Greci e i Romani, infatti, preparavano il vino hippocras, mescolando vino con zucchero, spezie, erbe e altri ingredienti di varia natura.
Anche nella penisola iberica si preparava l’hippocras, per rendere più piacevoli le bevute grazie all’aggiunta di edulcoranti naturali nel vino.
Ma fu qualche secolo dopo che la produzione di Sangria raggiunse l’apice della ricchezza.
Oggi, secondo le normative europee, tutte le sangrie (vendute con tale denominazione) devono essere prodotte in Spagna o in Portogallo con meno del 12% di alcol su volume.
La bevanda deve il suo nome proprio a quest’ultima caratteristica: la parola “Sangria”, deriva infatti dallo spagnolo “sangre” (sangue).

Se vi viene voglia di sangria non è necessario tornare ogni volta in Spagna, anche se sarebbe bello, fate come noi preparatela voi a casa, magari in una serata con amici, quì di seguito trovate la ricetta:
Vino rosso corposo 1 l
Gassosa 500 g
Cognac 50 g
Mele Evelina 230 g
Arance 600 g
Pesche 400 g
Limoni 350 g
Zucchero 120 g
Ghiaccio 450 g
Ora tocca solo a voi e vedrete che sarà un successo !!!!!
